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Marco Vitruvio Pollione, I dieci libri dell’architettura di M. Vitruvio tradutti e commentati da Monsignor Barbaro eletto Patriarca d’Aquileggia, Vinegia, con due tavole per Francesco Marcolin, 1556.

Il volume è un vero e proprio trattato che unisce sia notizie storiche attinte dall’autore che indicazioni tecnico-idrauliche. Il disegno rappresenta, in basso, una corbate [1] e, in alto, lo schema di costruzione di un acquedotto da un punto inferiore ad uno superiore sfruttando le caratteristiche fisiche dell’acqua. Vitruvio raccomandava ”Se vuoi condor l’acqua avvertirai, che il luogo, al quale tu le vuoi condurre, sia sempre più basso, che il luogo dal quale le conduci”.


 



[1] Con il termine “corbate” si indicava nell’antica Roma uno strumento di livellazione dalla forma che approssimativamente ricordava quella di un grande tavolo munito di un canale interno che veniva riempito d’acqua, con ai quattro lati dei fili a piombo e degli anelli di ferro posti alle estremità. Quando il livello del tracciato era perfettamente in piano era possibile guardare attraverso entrambi questi anelli.